Diario in giardino
di Gisella Tubi Zanichelli
Periodo di pandemia…ma non ne voglio parlare. Oggi è una giornata particolarmente invernale e grigia in una città bellissima, Ferrara, che non mi ha dato i natali …mi affaccio alla finestra interna di casa mia e osservo il mio giardino: che consolazione la sua bellezza! Il mio cuore si apre e come sempre cominciano i ricordi … Correva l’anno 1970. Allora ero giovane, con tanta voglia di vivere, nonostante un passato triste ed un gran desiderio di ricominciare un’esistenza felice con il mio nuovo compagno di vita e i nostri due figli piccoli, ai quali dovevo un futuro sereno. Uscita dalla mia prima esperienza matrimoniale, cercavo una casa adatta a noi quattro in questa nostra città splendida, ricca di storia, di architetture urbanistiche straordinarie e di lussureggianti e particolari angoli di verde, di orti e giardini. Casualmente mi trovai a visitare un palazzo che catturò subito la fantasia mia e del mio compagno, credo proprio per il giardino, nonostante allora fosse abbandonato ad un silenzio che, però, vibrava … Io credo nell’amore a prima vista! Quel giardino aveva un fascino particolare, mi raccontava storie che non capivo, ma avvertivo nella dolcezza delle sue forme eleganti un richiamo irresistibile alla tradizione ferrarese … Sono passati ormai cinquant’anni, durante i quali ho cercato sempre di conservarlo come l’ho trovato: la struttura originale, con angoli dedicati ad attività che parlavano di affetti familiari e di momenti di vita quotidiana, gli abbellimenti più recenti lasciati dal precedente proprietario, la cura periodica degli alberi e la fioritura straordinaria delle rose che attendevo ogni anno a primavera con trepida ammirazione. Quanti ricordi! I figli, diventati nel frattempo tre, si sono sposati, il mio compagno, dopo non poche peripezie, è diventato mio marito… è ancora qui, anche se da diversi anni è fisicamente mancato. Quando guardo il mio giardino, mi sembra di essere un “gigante egoista”: ho il privilegio di ripercorrere con lo sguardo ogni suo angolo e, in ogni angolo, noto brani della mia vita felice in uno spazio privato, intimo e dolcissimo. Per fortuna, in questi ultimi anni, grazie all’attività delle associazioni ambientaliste, le porte dei giardini nascosti e degli angoli di verde all’interno dei palazzi ferraresi sono state aperte a visitatori e ad appassionati, consentendone una fruizione garbata ed una ricostruzione storica dei cambiamenti e del vissuto della città, a cominciare dalle aree verdi. Ho sempre nutrito il desiderio di conoscere origini e storia di questo che considero il mio angolo di paradiso e mi son rivolta a chi lo ha abitato prima di me, in un passato recente: cioè ai famigliari di un docente dell’Università di Ferrara che è stato anche rettore dell’Ateneo; ma non sono riuscita ad avere i racconti di cui avevo bisogno. Ho ricercato allora la prima proprietaria del palazzo, che risiede a Milano e che, con immenso entusiasmo, è venuta a Ferrara nonostante l’età avanzata, accompagnata dalla figlia. È stata un’esperienza ricchissima di emozioni vederla passeggiare in giardino e sentirla raccontare episodi della sua adolescenza e della sua famiglia “…là giocavo con le mie amiche”, “… qui, all’ombra di questa magnolia studiavo”, “… vede laggiù? Proprio là, mamma ricamava o piantava fiori diversi a seconda delle stagioni”, “… tutt’intorno c’erano orti e questo giardino era un’isola verde nel verde”, “… ecco, alla destra del cedro c’era l’uscita delle carrozze”. Poi si guardava intorno e notava che il ‘paesaggio’ era un po’ cambiato, non si ricordava dei muri e delle finestre che ora si affacciano qua e là. Del resto, noi nuovi proprietari abbiamo mantenuto anche gli interni suddivisi come li avevamo trovati. Ne abbiamo conservato il senso e le atmosfere: l’anziana signora, che aveva amato questa dimora come io la amo oggi e che in essa ritrovava tanti suoi teneri ricordi, era entusiasta. Si era riconciliata quel giorno con la sua vita ferrarese, rivivendo una lontana giovinezza. Quasi saltellava per la gioia e la commozione; ha telefonato al fratello che vive a Torino e gli ha inviato fotografie, cercando di ricostruire un insieme da tanti piccoli flash di vita passata…per un giorno ha fatto un tuffo nella memoria, ne ha ricevuto una carezza al cuore. E il giardino mi ha finalmente raccontato quello che non sapevo. Sic transit gloria mundi… Amo questo giardino: per me è sempre bello, sia quando è illuminato dalla luce che quando è al buio; sia in estate che in inverno. E, nonostante talvolta mi paia faticosa la cura che devo dedicargli, mi regala gioia interiore e momenti impagabili di poesia.