Paolo Pileri presenta il suo libro: “Dalla parte del suolo” – Testo dell’intervento di Paola Roncarati
Nell’ambito della rassegna “Libri per la Pace”, il 17 dicembre 2024, presso l’Istituto di Storia Contemporanea di Ferrara, Paolo Pileri ha presentato il suo libro “Dalla parte del suolo. L’ecosistema invisibile”, con la partecipazione di Romeo Farinella (Docente di progettazione urbanistica, UniFe). In rappresentanza del Garden Club Ferrara è intervenuta la presidente Paola Roncarati, invitata dall’Università di Ferrara a partecipare all’evento.
Di seguito il testo del suo intervento:
“Ringrazio il prof. Alfredo Morelli per l’opportunità offertaci di collaborare col ‘laboratorio per la pace’ dell’Ateneo ferrarese, aprendo nuovi settori d’indagine, in questo caso il suolo e la sua salute, un tema ambientale, un tema sensibile, quindi caro alla mia Associazione. Spesso per le nostre iniziative, a livello nazionale, abbiamo goduto del patrocino del Ministero dell’ambiente.
Presento il Garden Club e la filosofia che ne guida i passi. I Garden Club sono oggi una rete nazionale, ma probabilmente associazioni con questo nome sono sorte a fine Ottocento in Nord America, nella East Coast, intorno a Boston, la parte intellettuale degli Stati Uniti, ritengo non estranee all’influenza del pensiero di Henry David Thoreau (1817-1862, filosofo, scrittore, poeta statunitense, precursore del moderno ambientalismo e della teoria della non violenza). In Italia alcuni Garden Club si sono affermati negli anni Cinquanta del Novecento (tra Firenze, Perugia e Genova). La nostra Associazione ferrarese si è costituita nel 1990 e da allora si prende cura dei giardini storici di Ferrara, li promuove nel grande contesto della cultura del ‘verde urbano’, li restaura e li recupera, secondo le proprie -certamente limitate- possibilità. Inoltre:
diffonde sensibilità per la ‘tenuta ambientale’ dei territori agricoli, vallivi e lagunari della nostra provincia (tant’è che ci siamo presi cura di esaltare il senso dell’assegnazione del premio nazionale MIBACT del paesaggio 2019 ad un’area agricola condotta -con annosa perizia- dal CUM, il Consorzio Uomini di Massenzatica -non si parla delle già celebri ‘dune’-), organizzando, prima di ogni altra associazione, una mostra fotografica, dalla stampa definita di successo, nello stesso 2019, nelle sale della Casa dell’Ariosto, esponendo le opere del pluripremiato Enrico Baglioni.
ogni anno, peraltro, dal 2016 – primi tra tanti altri, quindi- organizza escursioni volte a far conoscere meglio l’area del ‘Delta Po’, che gode del Riconoscimento di Patrimonio Unesco.
diffonde la conoscenza e il rispetto dei più raffinati significati della Flora e dell’arte floreale.
in tempi più recenti, il Club ha ampliato rapporti continuativi con le scuole elementari della città, attivando un’area didattica di apprezzata efficacia. Reputiamo sia un obiettivo di valore l’occuparsi dei futuri (non fortunati) abitanti del nostro Pianeta, vista la sordità degli adulti sul tema della salute della terra –
ha maturato un ormai consolidato rapporto con i responsabili delle strutture sanitarie di Ferrara, nell’ambito del concetto di green care, che il Club studia e approfondisce, progettando e realizzando aree floreali terapeutiche.
Dall’Università di Ferrara ci è arrivata la proposta di sostenere un evento sul tema dell’intelligenza del suolo, tema studiato dal prof. Pileri, che ho già avuto l’opportunità di conoscere a Padova, nell’ambito dei corsi organizzati dal Gruppo del Giardino Storico (sul tema, per la verità, non relativo ai suoli, ma sulla famosa ciclovia Ven-To, di cui il prof. Pileri è la mente progettuale) e a Treviso, presso la Fondazione Benetton, durante le giornate di studi sul paesaggio nel 2020, quando relazionò sull’’Ossessione di difendere il suolo’.
Del problema del suolo – è vero, ci si occupa con un po’ di superficialità, appunto, superficialità, quasi che si percepisca il suolo come ‘mera superficie’, la quale peraltro ‘sta’ sotto i nostri piedi; il suolo è sporco, scuro, caotico, melmoso o polveroso, cioè nulla di artistico, consolatorio o celestiale, anche se è proprio dalla polvere, in base alle Sacre Scritture, che è nato l’uomo (homo, humus si scrive) e anche Prometeo, nel mito che lo riguarda, ha creato l’uomo dal fango. Ora sappiamo che gli studi di settore sono tanti e approfonditi.
Ci sarebbe da chiedersi il perché di tale distrazione, visto che dalla salute del suolo dipende la vita di tutti gli esseri del pianeta, eppure l’argomento rimane di scarsa presa sul pubblico.
La superficialità con cui si parla di suolo riconduce alla superficialità con cui si parla di ambiente e alla superficialità con cui oggi si parla di cultura in genere e in questo ‘bel quadro’ si delinea la battaglia del Garden Club.
Il termine ambiente, che deriva dal verbo latino ambire, circondare, evoca tutto ciò che circonda la vita, infatti presuppone un luogo antropizzato, un territorio arricchito dai suoi abitanti, abitanti che sfruttano il suolo dei loro territori, cosa normale e vitale, se si opera in modo corretto, ma oggi tanti territori -che si pongono, nel contempo, come suolo e ambienti– sono spesso appetiti da chi non li abita e gli abitanti diventano ospiti sgraditi in terre natie (da qui sempre più drammatiche migrazioni e guerre).
Come modificare lo sguardo di fredde leggi economiche per le quali tutto ciò che si può vedere o non vedere, sopra o sotto il suolo, si può vendere con il solo scopo del profitto?
Occorre ricondursi alla narrativa di un tempo -lontano- in cui l’ambiente -suolo compreso- era il luogo sacro alla vita. Francesco Arcangeli la definiva l’epoca della ‘meraviglia’, quella che non si sacrificava alla fredda logica della ragione, che abolisce simboli e allegorie con cui leggere una natura complice dell’uomo. Ora, concludeva, siamo nell’epoca del disincanto e del silenzio della natura.
Il Garden Club cerca a fatica, nel suo piccolo ambito, di promuovere sensibilità in tema, attraverso il linguaggio → dell’arte teatrale, → dell’arte cinematografica, → della pittura, → dell’arte floreale, ma anche affondando letteralmente le mani nella terra, quando il nostro gruppo dei giardinieri strappa erbe infestanti dalle aiuole più o meno preziose, ma tutte preziose, della città, anche per tutelare una non inutile ‘bellezza’.”