Conferenza di Marialucia Menegatti “Il giardino del Rinascimento. Il simbolismo botanico nella pittura rinascimentale ferrarese”
Il Garden Club Ferrara, in collaborazione con Ferrariae Decus ETS, ha organizzato una speciale conferenza di Marialucia Menegatti -presidente di Ferrariae Decus-, il 3 dicembre 2024, presso la Sala conferenze di Palazzo Schifanoia, dal titolo:
“Il giardino del Rinascimento. Il simbolismo botanico nella pittura rinascimentale ferrarese” , in coincidenza con la mostra “Il Cinquecento a Ferrara. Mazzolino, Ortolano, Garofalo, Dosso”. Con il Patrocinio del Comune di Ferrara.
Il benvenuto ai soci e agli ospiti è stato dato dalla nostra Presidente Paola Roncarati che ha anche presentato e introdotto il tema della conferenza.
Al termine si è tenuto un brindisi per l’augurio di buone festività natalizie con i soci e gli ospiti.
La Scuola di Arte Floreale ha preparato una composizione di fiori da omaggiare alla relatrice.
Maria Teresa Sammarchi, insegnante della Scuola Ikebana Ohara, assieme ad alcune collaboratrici, ha creato anche una composizione ikebana “Narabu” con amaryllis, foglie di calla e mitsumata che adornava la sala dell’aperitivo.
Qui di seguito il testo della presentazione della nostra presidente ed alcune immagini dell’evento.
Introduzione di Paola Roncarati:
“Il Garden Club è lieto di offrire ai soci e alla città questo prezioso appuntamento con la collaborazione della storica Associazione Ferrariae Decus di cui è presidente un’ affascinante e colta relatrice, Marialucia Menegatti, esperta d’arte, studiosa di arte rinascimentale ferrarese, che ha accettato di illustrarci questo tema. Di Marialucia abbiamo apprezzato il recente studio sull’ Enigma Dosso proposto al Palazzo dei Diamanti, in un’ affollatissima sala.
Ringrazio naturalmente anche Ethel Guidi, dirigente dei Musei di arte antica e moderna- che ci ha concesso l’uso di questa sala ed Elisabetta Capanna, la nostra affabile facilitatrice nei rapporti con l’Amministrazione e Marco Bertozzi, il presidente dell’Istituto di Studi Rinascimentali che mi ha suggerito di percorrere questa via.
Il tema che abbiamo individuato per l’appuntamento culturale di oggi è la traduzione -quasi per intero- del titolo di un magnifico volume, un corposo saggio di Mirella Levi d’Ancona, edito da Olschki nel 1977 “The Garden of the Renaissance. Botanical Symbolism in Italian painting” che offre molte interpretazioni simboliche della flora rinascimentale con uno sguardo anche ad opere ferraresi, un interesse che mi si era acceso- all’interno di uno studio nato in seno al Garden Club nei primi anni Duemila- dopo la lettura del saggio di Filippo de Pisis Fiori e frutti nella pittura ferrarese, scritto nel 1917, che mi ha fatto avvicinare a questo affascinante argomento, con la difficoltà di reperire i suoi riferimenti alle nostre opere, perché i quadri da lui citati avevano altre attribuzioni spesso errate e spesso gli autori erano anonimi. Le attribuzioni che oggi conosciamo avverranno successivamente, dopo gli studi di Roberto Longhi e l’affermarsi dell’Officina ferrarese …
Il giovane botanico, futuro artista, pubblicò uno studio botanico serissimo applicato all’arte, ricordo al pubblico che si deve a De Pisis l’individuazione- nelle quattro preziose ante dipinte a tempera su tela da Cosmé Tura (1469 circa) per l’organo della cattedrale di Ferrara, tra cui il pannello che mostra San Giorgio che uccide il drago, del misterioso frutto che sovrasta la figura del Santo, tradizionalmente dalla critica individuato come un ramo di pero con pere e che il giovane De Pisis invece identificò come una lagenaria vulgaris cioè con una pianta di zucchetto a fiasco, un ‘ortaggio a frutto’ avvolto intorno ad un ramo di rovere (citazione del committente dell’opera, il vescovo Roverella). Altro che ramo di pero con pere, ironizza de Pisis. La zucca, fin da epoche antiche, era anche uno strumento alchemico, recipiente degli alambicchi, ma la zucca è anche il frutto di San Giorgio per fecondità e abbondanza -di semi- benaugurante…). Questa zucchetta a fiasco è autoctona, non proviene -come altre cucurbitacee- dal Nuovo Mondo scoperto dal 1492 e quindi poteva essere dipinta in un’opera degli anni Sessanta del XV secolo.
A questo proposito ho una richiesta da rivolgere alla presidente della Ferrariae Decus: il giovane De Pisis ha agognato di far parte della Ferrariae Decus negli anni Dieci del Novecento, dopo la nascita di questa Associazione nel 1906, a tutela del patrimonio artistico della città in cui egli stesso era impegnato (anche con gli studi botanici applicati all’arte), ma il presidente fondatore Giuseppe Agnelli (1856-1940) non l’ha mai accolto tra i soci (sappiamo che era un giovane strambo e chiacchierato per la sua omosessualità), per quel che ne so io fino al 1923, quando De Pisis se ne va ad abitare Parigi per allontanarsi dalle ‘chiacchiere’ della città. Vi chiedo ufficialmente se post mortem, quasi al settantesimo anno dopo la sua scomparsa (1956), poteste iscriverlo -con tessera onoraria- alla vostra ambita Associazione? Ne sarebbe felice …”