Il commento di Paola Roncarati alla Mostra di Sebastião Salgado “Amazônia” – MAXXI Roma
È attualmente esposta al museo MAXXI di Roma una monumentale mostra intitolata AMAZÔNIA, che esibisce le 200 fotografie scattate da Sebastiao Salgado nel cuore della Foresta Amazzonica (e tanti filmati), in sei anni di viaggi di studio, con la collaborazione di una trentina delle 190 comunità di nativi che tengono curata in modo sano ed equilibrato quella irrinunciabile foresta. Ambientiamo quella mostra -la nostra festa dell’albero- in un contesto armonico di musica latino-americana.
Dalle parole di Mario Tozzi, il noto geologo e divulgatore scientifico:
L’Amazzonia è un’area boscata di cinque milioni di km. quadrati, con quattrocento miliardi di alberi circa. Dell’intero mondo abitato -uomini, piante, animali- oltre la metà dipende dai suoi 20 miliardi di tonnellate d’acqua: sole al mattino, acqua e pioggia nel pomeriggio, un paradiso naturale, un polmone umido che procura quelle piogge di cui tutti noi abbiamo vitale bisogno.
Sebastiao Salgado, il grande artista-umanista della fotografia ha scritto di non aver voluto ritrarre gli incendi dolosi o, diciamo meglio, criminali, l’avvelenamento dei fiumi causati dai cercatori d’oro, l’intenso traffico di droghe tratte dalle piante, il contrabbando delle armi per chi si nasconde nei primi recessi praticabili della foresta ecc. ecc., ma in 6 anni di studio ha messo in valore l’ineguagliabile bellezza di una vastissima regione, diventata ultima frontiera, un universo che conserva tanti suoi misteri in cui è ancora possibile percepire la potenza di una Natura non addomesticata, come in nessun altro luogo al mondo. Ai disastri i media ci hanno ormai abituati, basta che non ci tocchino da vicino, guardiamo, ci commuoviamo e tralasciamo … fino alla successiva commozione. La scelta artistica e documentale di Salgado mi sembra particolarmente intelligente, intende ‘commuoverci ’non a livello emozionale, ma sentimentale, con la bellezza struggente di quell’unicum ambientale, non coi disastri, nei confronti dei quali, come ho sottolineato, siamo ormai ‘vaccinati’.
Nel cuore intatto dell’Amazzonia c’è una foresta che si estende all’infinito e accoglie un decimo di tutte le specie animali e vegetali: è il maggior laboratorio naturale del mondo intero! L’unico modo per avere una reale percezione delle dimensioni della foresta -scrive Salgado- è dall’alto: le distanze sono tali che solo i militari che compiono ricognizioni aeree ne conoscono la vastità e Salgado ha profumatamente pagato l’ospitalità su questi aerei: dall’alto – per ben sei anni! – ha potuto fotografare immensi fiumi serpeggianti, grandi catene di montagne che si innalzano per migliaia di metri e su cui si aggrappano alberi che diventano masse resistenti, sempre più piccole per carenza di ossigeno, come se si stancassero, ma senza cedere al desiderio di colonizzare gli alti pendii. Le piogge torrenziali sono come esplosioni atomiche, potenti come eruzioni vulcaniche, le nuvole sopra la foresta sono così belle, così voluminose e drammatiche, scrive Salgado, “da farci sentire la profondità della nostra insignificanza”. La foresta amazzonica è l’unico luogo al mondo in cui il sistema di umidità dell’area non dipende dall’evaporazione degli Oceani. Per la sua vastità e la straordinaria concentrazione di umidità, è in grado di generare il proprio movimento di evaporazione: ogni albero funziona come un aeratore che riversa centinaia di litri d’acqua al giorno nell’atmosfera, con i suoi miliardi di alberi la foresta crea nubi che i nativi chiamano in modo struggente ‘fiumi volanti’, bellissima immagine, quelle nubi cariche di pioggia che si vedono nelle fotografie qui esibite, nubi più voluminose del Rio delle Amazzoni! Ormai è chiaro a tutti che l’influenza di quel polmone verde sulle condizioni meteorologiche del mondo intero diventa enorme, e va tutelato per la vita di tutti, in primis dello stesso Brasile!!
La costituzione brasiliana del 1985, promulgata dopo un periodo di dittatura, ha riconosciuto parti della foresta come proprietà dei popoli nativi, i quali non hanno la cultura della ‘proprietà privata’. Lì non sono scoppiati incendi, lì non ci sono traffici illeciti, lì l’habitat è stato mantenuto nella sua integrità e si è evitata la predazione della biodiversità. Ma le aziende agricole della cintura extra/forestale sono in espansione continua, ai danni della foresta, in nome di immense monocolture (che richiedono pesticidi a pioggia), destinate ad alimentare i supermercati dei paesi ricchi (e lo spreco alimentare … a proposito del cambiamento di stili di vita) … mentre continuano ai margini della foresta i sondaggi alla ricerca di petrolio, con versamenti che inquinano ettari di suolo, diventati fradici e impercorribili, vere sabbie mobili per animali e uccelli.
Altro che tutela del mondo futuro, un cambiamento di stile di vita non ci verrà mai concesso dalla prepotenza di un’aggressiva economia, disinteressata alla tutela dei beni di tutti. Solo le nostre ultime generazioni di giovani avranno la forza di lottare per salvare il loro futuro dall’incessante predazione di beni in esaurimento …con l’augurio che siano migliori di noi, che studino in scuole migliori, acquisendo quella percezione critica oggi un po’ latente a tutti i livelli della mediocrità imperante.
Ringraziamo per il filmato, associato ad una struggente musica, Silvia Zappaterra (la nostra ‘social media manager’) e Paolo dell’Agenzia Malimpensa, che hanno fatto miracoli. Hanno riprodotto le poche immagini disponibili sul Web, evitando di ‘sottrarre in modo illecito’ immagini al catalogo per non incorrere in sanzioni.
Paola Roncarati