XV Rassegna “Giardini al Cinema”
In attesa dell’incanto.
Tra l’Appennino Bolognese e il Po – paesaggi e atmosfere nel cinema di Pupi Avati.
In un casone semidiroccato, sperduto in mezzo alle valli dove il confine fra l’acqua e la terra ha la consistenza della sabbia molle, in un tempo antico e indefinito, vivono quattro fratelli con l’anziano padre. La loro vita viene piacevolmente sconvolta dall’arrivo di una giovane musicista, che per una serie di eventi, viene abbandonata vicino alla loro casa. Come ogni fiaba popolare che si rispetti, a questa traccia di trama si aggiungono dettagli e particolari man mano che la si racconta, e con questo sistema il regista, Pupi Avati, ha costruito un film senza copione, affidando alle suggestioni del luogo e alla complicità di un gruppo di attori e collaboratori affiatati, lo sviluppo di una storia dolce e amara.
“Le strelle nel fosso” (1978), conclude un itinerario che da Bologna ha attraversato l’Appennino tosco-emiliano, è sceso nella pianura ferrarese, per arrivare attraversando le valli, alle estremità del Delta in un casone della Valle Bertuzzi. Il senso della fiaba, con tutti i suoi risvolti di dolcezza e di paura, che ha guidato questo viaggio, può essere riassunta in un aggettivo “coniato dal critico cinematografico Vieri Grazzini in riferimento all’ultima scena di questo film, definita “orfica”, per il suo senso di magico e simbolico incanto, e che lo stesso regista ammetterà essergli stata inconsapevolmente “suggerita” da una “mano invisibile” che lo guidava nel corso delle riprese.” (L’eco del Po)